Presentazione del ciclo «Dieci volti dell’Informatica» a Bassano del Grappa (VI)

L’informatica è una scienza che troppo spesso viene fraintesa o male interpretata. Ci sono persone che usano e abusano il termine “informatica” o “informatico” per descrivere attività e professioni che poco hanno a che fare con questa disciplina. Il fatto che le cronache si riempiano di personaggi vari, presunti “esperti” di materie che non padroneggiano in modo approfondito, contribuisce a perpetrare questa scarsa consapevolezza di cosa sia davvero l’informatica.

Il problema più grosso, però, è che pochi parlano di informatica (intendo la scienza, quella vera) in modo divulgativo e dedicato ad un pubblico non esperto. Ci sono meravigliose trasmissioni televisive che parlano di fisica, chimica, biologia, geologia… ma manca sempre l’informatica.

Questo è il motivo che mi ha portato a organizzare, con l’associazione GrappaLUG, un itinerario culturale di dieci serate divulgative sull’informatica. Il mio obiettivo è quello di portare degli spunti, far conoscere al pubblico che cos’è questa scienza e magari scatenare la curiosità di qualcuno che potrebbe trovarla interessante. 🙂

Il percorso si intitola:

Dieci volti dell’Informatica
Itinerario culturale di introduzione alla scienza dell’informazione

Questo giovedì (9 marzo) alle 21.15 ci sarà un incontro introduttivo in cui presenterò il programma dettagliato degli incontri. Cito dal sito dell’associazione:

In tale occasione si parlerà dello scopo per cui è stato ideato questo itinerario culturale, gli argomenti che verranno trattati, nonché date e orari delle dieci serate. La sera stessa apriranno le iscrizioni e i presenti potranno prenotare in anteprima il proprio posto.

Questa serie di incontri è dedicata ad un pubblico non esperto e non richiede specifiche conoscenze pregresse.

Se volete iscrivervi gratuitamente in anteprima non mancate, perché sul sito si potrà fare solo in seguito! 😀

Fonte: Presentazione del ciclo «Dieci volti dell’Informatica» – GrappaLUG

Nuove pagine “Servizi” e “Contatti”

Ho appena terminato il restyling della pagina Contatti del blog che ora è divisa in sezioni per renderla (spero) più chiara, esaustiva ed efficace. 🙂 La pagina ora è suddivisa in base alle richieste più frequenti che mi vengono poste:

Inoltre, ho aggiunto la pagina dei Servizi dove descrivo brevemente il lavoro che svolgo.

Perché questo cambiamento

In breve, ho fatto queste modifiche al sito perché alcuni mi scambiano per Google. 😛

Scherzi a parte, ci sono due ragioni fondamentali.

La frequenza dei contatti

Il primo motivo è che tenere un blog per una decina d’anni mi ha consentito di interagire con un sacco di persone che mi hanno scritto per scambiare idee, consigli, suggerimenti o semplici chiacchierate. Mi fa sempre piacere conversare con i miei lettori e vedere che ci sono persone che seguono assiduamente il blog e apprezzano quello che scrivo. 🙂

Negli ultimi mesi però ho notato che l’interazione con i lettori è rimasta più o meno costante, mentre sono aumentati i messaggi da persone che:

  • capitano sul blog per caso tramite un motore di ricerca
  • leggono un post o due
  • qualche volta evitano lo sforzo di capirlo o provare le indicazioni date
  • aprono la pagina Contatti e mi scrivono un’email

Insomma, sta diventando troppo rapido il passaggio Lettore occasionale → Domande tramite email, questo anche se il quesito è relativa ad un articolo e quindi ovviamente potremmo discuterne nei commenti così tutti i visitatori possono beneficiare.

Ogni tanto capitano anche persone che mi scrivono domandando di qualsiasi cosa possa vagamente riguardare un computer, dai messaggi di errore su Windows fino a tutorial scritti da altri blogger. 😀 Oppure mi chiedono di sviluppare script o software appositamente per loro, o di sistemare dei problemi col PC.

Qui veniamo al punto: sviluppare software è il mio lavoro. Fare consulenza anche.

I problemi nascono quando il numero di sconosciuti che mi scrive per domandarmi favori diventa piuttosto rilevante. Se qualcuno mi scrive per pormi dei problemi che necessitano di ricerche approfondite, questo richiede del tempo. Se una persona vuole farsi il sito in autonomia ma poi chiede a me ogni volta che ha un problema, in pratica mi sta chiedendo di insegnargli il mestiere.

Se vi sembra strano immaginare di telefonare a un falegname per chiedere istruzioni dettagliate quando tentate di costruire una casetta sull’albero, potete comprendere la mia necessità di differenziare le normali conversazioni via email dall’attività di consulenza o sviluppo software.

Certo che posso insegnarvi a realizzare un sito, darvi consigli e chiarimenti o realizzarvi un software su misura. È il mio lavoro. 😉

La visibilità per i potenziali clienti

La seconda ragione per cui ho risistemato le pagine è che prima le informazioni erano poche e frammentate. Pur avendo iniziato l’attività da circa un anno, ho già un buon numero di clienti e progetti in corso. Tuttavia, il sito non dava sostanzialmente nessuna idea sulla mia professione o sui servizi che posso fornire a privati e aziende.

Insomma, era poco evidente che chi lo desidera può contattarmi per lavori di sviluppo software o consulenza né quali sono i servizi in cui sono specializzato. Ora la situazione dovrebbe essere migliorata.

Se avete dei suggerimenti sulle nuove pagine o ritenete che manchi qualche informazione, lasciate pure un commento qui sotto. Per ogni richiesta di tipo professionale usate la nuova pagina Contatti.

Bloccare le pubblicità sui dispositivi Android

Il web è un calderone di informazioni sconfinato, ma è anche un grandissimo contenitore di pubblicità. A volte troppa pubblicità. Ci sono siti di notizie dove le “notizie correlate” sono un miscuglio di notizie vere e link sponsorizzati a prodotti che promettono di far perdere peso, blog in cui prima di leggere un articolo bisogna chiudere finestre modali gigantesche e lampeggianti, e così via.

Ma un altro aspetto negativo, forse il più importante, è la costante profilazione degli utenti da parte delle agenzie pubblicitarie. Siamo arrivati ad una situazione in cui ci addentriamo nell’era della no-privacy su Internet, per citare un articolo di Pagina99.

La pubblicità è fastidiosa e su cellulare lo è ancor di più.

Perché gli utenti bloccano la pubblicità

Tune, un’agenzia di marketing che lavora nel settore del publishing online, ha pubblicato uno studio dedicato proprio ad analizzare le ragioni per cui le persone bloccano la pubblicità sui dispositivi mobili e quanto il fenomeno incida sulla popolazione.

tune_blocking_2016
1 persona su 4 ha installato una app per bloccare le pubblicità

Dalle interviste è risultato che il 25% delle persone ha installato un’applicazione per bloccare gli annunci sul proprio dispositivo mobile. Probabilmente le ragioni non sono uguali per ogni persona, ma a mio avviso ce ne sono diverse e sono piuttosto importanti.

Le motivazioni principali per bloccare le pubblicità possono essere:

  • Risparmio di tempo — Le pubblicità pesano, e anche parecchio. Forse non è un gran problema con una ADSL o la fibra ottica, ma può esserlo con una connessione 3G. Nel 2015 il New York Times ha effettuato un test e ha rilevato come una pagina impiegasse 33 secondi a caricarsi, ma solo 7 secondi col blocco attivato.
  • Risparmio di denaro — Siamo ancora lontani dal momento in cui avremo i “giga” infiniti nei nostri piani tariffari. Per ora dobbiamo accontentarci di avere una soglia dati ben definita, ma una buona fetta di byte viene sprecata in pubblicità. Nel test del New York Times, la pagina con pubblicità pesava 16.3 MB mentre si scendeva a 3.5 MB per la stessa pagina senza annunci. In sostanza, la pubblicità consumava il 79% del traffico.
  • Privacy — Il tracking effettuato dai circuiti pubblicitari raggiunge livelli molto elevati, a volte decisamente inaccettabili. Il problema della privacy non si risolve con stupide normative sui cookie (con banner lapalissiani che avvisano del tracking, senza sortire alcun effetto) ma si risolve bloccando i tracker in partenza.
  • Fastidio costante — Molti siti che usano la pubblicità lo fanno in modo sbagliato. Invece di cercare di interessare l’utente, provano a infastidirlo piazzando i banner in mezzo al testo, o addirittura sopra di esso. Specialmente sui cellulari, lo spazio è una risorsa preziosa e non si può sprecare la maggior parte dello schermo per mostrare pubblicità.
  • Rischio di malware — La pubblicizzazione di applicazioni indesiderate o pericolose è piuttosto frequente quando si naviga col cellulare. Nel 2014 la BBC ha riportato uno studio che definisce le pubblicità “il più grande rischio di mobile malware”.

Credo sia pacifico che i siti web non hanno alcun diritto di consumare oltre il 50% del nostro traffico di rete, per di più tracciando tutti i nostri comportamenti. Senza contare il fatto che dovremmo proteggere le persone meno avvezze alla tecnologia dal rischio di installare malware sui propri dispositivi.

Fino a quando non si diffonderanno dei metodi pubblicitari sensati, sicuri e ragionevoli, la soluzione più efficace per arginare il problema è bloccare direttamente gli annunci. Viste le possibili motivazioni, rimane da vedere come funzionano effettivamente questi blocchi e come si possono installare su Android.

Qui potete vedere alcuni esempi di “prima/dopo” con il risultato che vogliamo ottenere:

Come funzionano i blocchi

Esistono diverse tecniche di blocco, specialmente quando si parla di ad blocker per il browser. Se prendiamo come esempi la famosissima estensione Adblock Plus, o la meno diffusa (ma più precisa e leggera) uBlock Origin, possiamo verificare che questi strumenti applicano varie tecniche:

  • Blocco di indirizzi web dedicati esclusivamente alla pubblicità
  • Blocco di specifici tipi di risorse (per esempio elementi Flash o immagini)
  • Filtraggio cosmetico (cioè le pubblicità difficili da bloccare vengono solo rese invisibili)

Quando si parla di blocco sui dispositivi mobili, ci sono alcuni browser specifici che combinano questi approcci. Il problema è che funzionano solo per navigare, ma non bloccano i banner all’interno delle app. Tuttavia, è possibile ottenere ottimi risultati sfruttando solo la prima strategia (il blocco degli indirizzi) perché molti siti web usano network pubblicitari esterni e quindi facili da bloccare.

Tanto per fare un esempio pratico, configurando il vostro dispositivo per bloccare (o comunque rendere irraggiungibile) il dominio googlesyndacation.com impedirete il caricamento di qualsiasi banner di Google AdSense su qualsiasi sito web. 😉

Per ottenere questo risultato, bisogna intervenire sulla risoluzione dei nomi di dominio, ovvero quel processo per cui un dispositivo trasforma un nome come google.com in un indirizzo IP come 216.58.214.110. Si può procedere in due modi:

  • Usare un server DNS filtrato — Il server DNS è il computer a cui si collegano i nostri dispositivi (o il nostro router) per effettuare la risoluzione di un dominio. Se il DNS filtra determinati indirizzi di server pubblicitari, i banner non riescono a caricarsi. Vi consiglio Adguard DNS che è gratuito e molto efficace.
  • Usare un file di host sul dispositivo — Prima di usare un server DNS, il computer (o il cellulare) verifica se ha già “la risposta pronta” controllando delle liste di traduzione da dominio a IP. Se il dispositivo è configurato con delle apposite liste che rendono irraggiungibili i server pubblicitari, il risultato è analogo (e anche lievemente più rapido).

In rete ci sono diversi articoli che spiegano come bloccare la pubblicità su Android, ma molti di essi si basano sul fatto che gli utenti abbiano effettuato il rooting al telefono, oppure funzionano solo con versioni di Android dalla 5.0 in poi. In realtà è possibile applicare queste tecniche con qualsiasi versione di Android a partire dalla 4.0, anche senza permessi di root.

Le sezioni seguenti spiegano come fare nei vari casi. Scegliete quella più adatta alle vostre esigenze!

Dispositivi con i permessi di root (Android 4.1 e seguenti)

I permessi di root ci consentono di effettuare modifiche al sistema operativo, compresa la possibilità di installare dei file di host personalizzati per bloccare i server pubblicitari. AdAway è un’ottima app che automatizza il tutto.

Non si può installare tramite Play Store (dove le app di questo tipo sono vietate) ma la potete ottenere tramite lo store F-Droid che tra l’altro contiene solo software libero e open source. Procedete quindi all’installazione di F-Droid:

  • Attivate l’installazione di app da origini sconosciute nelle preferenze di sicurezza del vostro dispositivo
  • Scaricate e installate l’APK di F-Droid dal sito
  • Aprite F-Droid e premete la voce Aggiorna i repository nel menu
  • Cercate AdAway e installatelo

Le figure mostrano il processo passo per passo:

A questo punto potete aprire AdAway:

  • Date i permessi di root all’applicazione quando viene richiesto
  • Cliccate sul bottone per scaricare i filtri
  • Confermate di voler riavviare il telefono quando vi viene proposto

Da questo momento il filtro sarà sempre attivo, potreste persino disinstallare l’app… anche se vi consiglio di tenerla e di aggiornare periodicamente i filtri con lo stesso pulsante. 🙂

Dispositivi senza permessi di root (Android 5.0 e seguenti)

Se il telefono non è rootato, l’unico modo per filtrare le richieste a un server DNS e/o le connessioni a determinati server è l’attivazione di una VPN da parte di una app. Ho già parlato in passato di cosa sono le VPN e di quanto sia fondamentale usarle per proteggersi, perciò dovreste avere una vaga idea di cosa sto parlando.

La cosa interessante però è che andremo ad usare una app che crea una finta VPN, cioè non instrada il nostro traffico su server sicuri ma si limita a bloccare gli indirizzi dei server che forniscono le pubblicità. Chi usa Android 5.0 o versioni successive può usare DNS66, che si può installare sempre tramite F-Droid (consultate la sezione dedicata ad AdAway per maggiori dettagli).

DNS66 contiene dei file di host già configurati, pertanto basta poco per attivare i filtri:

  • Aprite DNS66
  • Premete il pulsante con la freccia circolare per aggiornare i file di host
  • Tenete premuto a lungo il grosso bottone di accensione
  • Android vi mostrerà una richiesta per consentire l’uso della VPN
  • Verificate che ci sia il simbolo della chiave in alto sullo schermo e che DNS66 sia nello stato Running

I filtri si possono disattivare a piacere usando il bottone nell’app. Nelle versioni recenti di Android la VPN dovrebbe ripartire automaticamente anche se riavviate il telefono.

Dispositivi senza permessi di root (Android 4.0 e seguenti)

NoRoot Data Firewall è una app gratuita che permette di bloccare il collegamento ad Internet di alcune applicazioni. Lo fa usando lo stesso trucco della finta VPN usato da DNS66 e la cosa interessante è che dà la possibilità di usare un server DNS personalizzato. Possiamo pertanto sfruttare questa app anche senza utilizzarne le funzioni di firewall, ma limitandoci a impostare un server DNS che blocchi i server pubblicitari.

Procedete come segue:

  • Installate NoRoot Data Firewall da Google Play Store (ha uno scudo blu come logo)
  • Aprite la app e consentite l’avvio della VPN, dichiarandola sempre attendibile
  • Osservate che le app hanno due colonne di simboli gialli (sono relativi al filtraggio)
  • Cliccate sul simbolo dell’antenna in cima alla prima colonna e selezionate Permetti tutte le connessioni
  • Ripetete la stessa operazione con la seconda colonna (a questo punto dovreste aver consentito l’uso di Internet a tutte le app)
  • Spostatevi sulla sezione Config e sui Permessi di default mettete Permetti connessione in entrambi i casi
  • Scorrete in basso, attivate Set DNS server e come indirizzo impostate quello di Adguard DNS: 94.140.14.14 (la figura mostra un IP diverso)
  • Riavviate il dispositivo

Alcune versioni vecchie di Android potrebbero chiedervi una conferma di connessione alla VPN ogni volta che accendete il telefono.

Cambio del DNS per chi usa già una VPN

Come avrete notato, le due soluzioni per dispositivi senza permessi di root richiedono l’attivazione di una (finta) VPN. Però, come dicevo prima, è importante utilizzare un vero servizio VPN per navigare in modo sicuro.

Pertanto, chi ha a cuore la propria sicurezza anche nelle reti wireless dei locali pubblici fa già uso di una app VPN e non ne può attivare due contemporaneamente. Mi trovo anche io in questa situazione.

Fortunatamente, in questo caso si può utilizzare comunque un server DNS personalizzato. Quasi tutte le app Android dei vari provider VPN infatti sono basate su OpenVPN e i client OpenVPN consentono di configurare il server DNS. Il come però dipende un po’ da quale provider utilizzate e dalla app con cui vi collegate.

Io utilizzo VPNSecure e la loro app ufficiale, perciò userò questa come esempio. Per cambiare il DNS ho proceduto nel modo seguente:

  • Ho aperto la app e sono andato su Settings
  • Alla voce Advanced config ho scritto questa riga per impostare il server di Adguard DNS:
    dhcp-option DNS 94.140.14.14
  • Ho premuto Add to config
  • Ho scollegato e ricollegato la VPN

Altre app simili potrebbero avere i parametri in un altra sezione, però la riga di configurazione OpenVPN da aggiungere è sempre quella.

Conclusione

In questo post abbiamo visto che ci sono diversi modi per bloccare la pubblicità su Android e si può fare anche senza permessi di root. Il blocco si configura una volta e non ci si pensa più, o al limite si può ricontrollare ogni tanto per vedere se si devono aggiornare i file di host.

Così facendo si può godere di una navigazione più veloce, che consuma meno giga e meno esposta al rischio di malware o banner fastidiosi. Naturalmente il filtro “perfetto” non esiste e qualcosina potrebbe passare lo stesso, ma la differenza la noterete subito. 😀


Aggiornamento del 14 aprile 2017: Alternate DNS, uno strumento precedentemente consigliato in questo articolo, è diventato a pagamento. Ho sostituito le indicazioni con l’uso di Adguard DNS che è analogo.

Aggiornamento del 5 giugno 2022: ho aggiornato l’indirizzo IP di AdGuard DNS, dato che i server sono stati modificati.

Guardare e scaricare tutte le stagioni di Braccialetti Rossi da Rai Play

Aggiornamento 15 dicembre 2016: La versione iniziale di questo articolo era limitata all’ultima stagione, ovvero Braccialetti Rossi 3. È stato successivamente integrato con i riferimenti alle stagioni precedenti.

Aggiornamento 18 aprile 2020: Recentemente gli episodi della fiction sono stati ripristinati sul portale Rai Play, permettendo di rivedere dopo ben 3 anni anche l’episodio 4 della stagione 2, precedentemente rimosso. Pertanto ho aggiornato i link contenuti nel post, ma ho lasciato buona parte del testo originale.

Aggiornamento 24 maggio 2020: Rai ha spostato di nuovo i video, ma ora sono disponibili in Full HD!

Braccialetti Rossi è una delle fiction Rai attualmente più apprezzate in assoluto e da poco è terminata la terza stagione. Come accaduto in passato per le precedenti stagioni (e anche per altre decine di serie TV andate in onda sulle reti Rai) tutti gli episodi erano stati resi disponibili su Rai Play. Come di consueto quindi, molte persone hanno potuto riguardare gli episodi e anche salvarli sul PC utilizzando il mio script per scaricare i video da Rai Play.

Ne so qualcosa visto che l’ultima puntata è stata trasmessa eccezionalmente di giovedì invece che di domenica, me ne sono completamente dimenticato e l’ho poi salvata dal sito della Rai.

Recentemente, in modo del tutto improvviso e senza alcuna comunicazione, sembra che la Rai abbia del tutto rimosso la sezione Episodi dalla pagina del programma:

Le motivazioni non sono state esplicitate, anche se una mezza idea ce la si può fare guardando gli ultimi post della pagina Facebook ufficiale del programma, ad esempio questo:

Sembra quindi che gli episodi non siano più visibili su Rai Replay. Ma è davvero così?

In realtà no, infatti la Rai (detenendo tutti i diritti necessari alla messa in onda della fiction) ha caricato online i video della serie Braccialetti Rossi sui propri server e questi continuano ad essere disponibili anche dopo che la pagina è stata nascosta.

Di seguito trovate i link diretti ai vari episodi.

Stagione 1:

Stagione 2:

Stagione 3:

Sono link diretti ai video in formato MP4, caricati sui server ufficiali Rai, come potete verificare dai rispettivi URL. Perciò sulla maggior parte dei moderni browser il comportamento è esattamente quello che vi aspettereste: se cliccate col tasto sinistro del mouse potete vedere l’episodio, mentre se cliccate col tasto destro e scegliete la voce Salva con nome (o simile) potete procedere al download.

I video caricati a maggio 2020 sono a una risoluzione di 1920×1080, quindi in qualità Full HD. Vi consiglio di procedere alla registrazione per evitare sorprese.

Se volete risparmiare giga o preferite una qualità inferiore, potete modificare gli indirizzi dei video rimpiazzando _5000 con _3200 per ottenere una larghezza di 1440 pixel, oppure con _2400 per la risoluzione 1280×720, ottenendo quindi file di grandezza più contenuta.

Buona visione!

Un’ultima cosa

Come avete potuto vedere, sul web i contenuti possono rimanere più o meno a lungo. A volte per anni (anche se non sembra), a volte per pochi giorni.

Come consulente informatico forense, mi occupo di analizzare, estrarre, cristallizzare e certificare i contenuti che sono o che erano presenti online. Questo può essere utile in diversi casi, tra i quali la concorrenza sleale, le minacce o la diffamazione sui social network. Per scoprire di più sui miei servizi e contattarmi per un consulto, potete cliccare qui.

Come risparmiare sugli acquisti Amazon

Molte persone attendono con ansia il Black Friday per fare acquisti su Amazon, con la speranza di ottenere i prodotti desiderati ad un prezzo scontato. L’ultimo Black Friday è passato da poco e le reazioni sono state variegate, con alcuni utenti che si sono dichiarati “delusi”.

Personalmente non avevo nulla da comprare quel giorno, ma ho controllato per curiosità due prodotti che avevo comprato durante il Prime Day: lo smartphone e la macchinetta del caffè. Durante il Black Friday il mio smartphone costava €299 (contro €215) e la macchinetta del caffè €38 (contro €34).

Da questo semplice test si può concludere che il Black Friday non è necessariamente il momento migliore per cercare il miglior prezzo e anzi, in realtà i prezzi su Amazon cambiano in continuazione.

Amazon infatti, come tutti gli e-commerce di grandi dimensioni, utilizza un meccanismo chiamato dynamic pricing: i prezzi dei prodotti vengono continuamente aggiustati (a volte perfino ogni giorno) in modo automatico tenendo in considerazione molti parametri.

Un esempio potrebbe essere il periodo dell’anno: pochi giorni prima di Natale difficilmente un negozio farebbe degli sconti sugli articoli da regalo. Dopo Natale invece è più probabile che succeda. Poi subentrano anche altre dinamiche complesse di cui probabilmente nessuno conosce tutti i dettagli, ma la sostanza è questa.

Ci sono essenzialmente due strategie che uso solitamente quando cerco un prodotto su Amazon: controllare i portali dei vari paesi e monitorare le variazioni di prezzo. Di seguito vi descriverò questi due aspetti facendo anche un esempio pratico relativo a un set di DVD che ho acquistato l’anno scorso.

Controllare le versioni europee del portale

Questo chiaramente dipende dall’articolo che si vuole acquistare, ma in genere tanti prodotti si possono trovare su più mercati. Ricordiamoci che non esiste solo Amazon Italia, ma questo colosso vende prodotti anche in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Amazon Paesi Bassi invece vende solamente libri.

Per CD musicali e libri in inglese (anche usati!), DVD di film o serie TV e prodotti come borse e zaini di marchi famosi conviene sempre dare un’occhiata. Parlo per esperienza personale: nonostante la presenza delle spese di spedizione, mi è capitato più volte di risparmiare.

In alcuni casi vi ritroverete a controllare anche Amazon USA, ovviamente con spese di spedizione più elevate. Però per certi prodotti può valere la pena (per esempio i libri universitari in inglese: un usato può costare 20-25 euro con spedizione mentre nuovo costerebbe 60-80 euro).

Monitorare i prezzi con CamelCamelCamel

Come ho scritto più su, i prezzi su Amazon variano nel tempo. CamelCamelCamel è un portale dedicato proprio a verificare queste variazioni. Funziona in un modo molto semplice: voi indicate il codice prodotto (o l’URL) dell’articolo che vi interessa e il sito inizia a monitorarlo.

Se qualcuno aveva già manifestato interesse nello stesso articolo (succede spesso per i prodotti più richiesti) CamelCamelCamel vi mostra immediatamente la serie storica dei prezzi, in modo che possiate farvi un’idea di cosa potrebbe accadere in futuro.

Sono disponibili anche delle estensioni per Firefox e Chrome.

Vi avevo parlato di un esempio: un anno fa avevo intenzione di acquistare i DVD della serie completa di Veronica Mars, incluso il film realizzato 10 anni dopo la fine della serie. Vorrei spiegarvi nel dettaglio il procedimento che ho seguito per spendere il meno possibile.

In primo luogo ho controllato su Amazon Italia e mi sono reso conto che avrei potuto comprare i cofanetti separati delle varie stagioni, o addirittura singoli DVD con 4 episodi ciascuno e infine il film a parte.

Insomma, un sacco di soldi da spendere! Per di più, la terza stagione non è mai stata pubblicata in italiano in DVD, pertanto avrei dovuto prenderla in inglese. Sono quindi passato agli altri portali Amazon e ho scoperto un cofanetto definito La collezione completa (esattamente quello che mi serviva) su Amazon UK e Amazon Francia:

Entrambe le edizioni contengono esattamente gli stessi dischi (quindi le stagioni 1 e 2 e il film anche in italiano, mentre la terza stagione solo in inglese oppure lingue che non parlo) e cambiano solamente le scritte sul cartone esterno.

La figura mostra la schermata dell’estensione di CamelCamelCamel sul cofanetto in inglese con i prezzi dell’ultimo anno:

camel_dvd_inglese
Monitoraggio del prezzo di un prodotto con CamelCamelCamel

Le varie linee indicano diverse tipologie di prezzo e quella verde è il prezzo di Amazon. Come potete vedere, ci sono delle interessanti variazioni nel tempo.

La cosa più bella è che (dopo una registrazione gratuita) si possono indicare i prezzi desiderati e ricevere un avvertimento per email ogni volta che il prodotto scende sotto alla soglia specificata. Al momento della mia ricerca (dicembre 2015) erano più o meno allo stesso livello (convertendo le sterline in euro, €35 il cofanetto in inglese e €35,99 quello in francese).

Ho deciso di impostare una soglia di €30 per entrambi, fiducioso che il momento propizio sarebbe arrivato dopo Natale. Con la versione inglese non è andata molto bene, ma poco prima della fine del 2015 ho ricevuto un’email simile a questa:

email_camel
Email di notifica di CamelCamelCamel

Il prezzo indicato era comprensivo dell’IVA francese (al 20%) mentre quella italiana è al 22% ma la differenza è stata di pochi centesimi. Nonostante il costo di spedizione, ho potuto godere di un risparmio molto apprezzato.

ordine_amazon_fr
Ricevuta dell’ordine effettuato ad un prezzo conveniente

Conclusione

Riassumendo, per risparmiare sugli oggetti da acquistare tramite Amazon vi consiglio di:

  • verificare sugli store di diversi paesi
  • registrarvi a CamelCamelCamel e monitorare i prodotti che vi interessano
  • impostare le soglie di prezzo per le quali volete essere notificati
  • acquistare quando il prezzo è andato giù al punto giusto

Guardando il grafico sulla pagina di CamelCamelCamel, il tutto diventa più chiaro:

camelchart
Il momento in cui stavo monitorando il prezzo e quello in cui ho acquistato il prodotto

Come si creano le app Android — Linux Day 2016

Il 22 ottobre si è svolto il Linux Day 2016 in tutta Italia. Come ormai faccio da anni, ho partecipato all’organizzazione di quello di Bassano del Grappa (VI) assieme a GrappaLUG.

Il Linux Day è un evento fantastico per vari motivi: è gratuito, si trova in decine di città in tutto il paese, e consente alle persone di avvicinarsi a Linux e conoscere varie tematiche relative al mondo del software libero.

Quest’anno ho deciso di proporre un talk basato essenzialmente sul mio lavoro, parlando dello sviluppo di app per Android, il quale è un sistema operativo basato su Linux, perciò eravamo pienamente in tema. 🙂

Di seguito potete vedere la registrazione del talk e le slide su SlideShare. Se volete scaricarle, le trovate sul sito del GrappaLUG. Naturalmente fatemi sapere se avete qualche domanda o dubbio. Buona visione!

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Ricostruzione forense di NTFS con metadati parzialmente danneggiati — Video e slide

Come vi avevo anticipato circa un mese fa:

Mi è stato proposto di partecipare all’ESC 2016 e di tenere un talk attinente al mio lavoro di tesi sul file system NTFS. ESC è un incontro di persone interessate al Software e Hardware Libero, all’Hacking, al DIY. Si tratta di un evento con contenuti in continua evoluzione, che vengono creati dai suoi partecipanti.

L’organizzazione di ESC ha fatto un ottimo lavoro in termini di video, infatti tutti gli interventi sono già disponibili sul loro canale YouTube. Ci sono moltissimi talk interessanti e naturalmente desidero segnalarvi anche il mio, intitolato Ricostruzione forense di NTFS con metadati parzialmente danneggiati.

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Purtroppo c’è stato un piccolo problema tecnico: per motivi logistici non ho potuto presentare con il mio laptop ma ho dovuto usare il portatile che era presente (per di più, ehm… con Windows). Le scritte si sono un po’ sballate.

Il laboratorio non è stato filmato, ma in sostanza ho mostrato RecuperaBit in azione su alcuni casi di esempio che sono discussi anche nel talk.

Di seguito invece trovate le slide pubblicate su SlideShare (cliccate qui per il PDF):

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Avete domande? Qualche parte non è chiara? Lasciate pure un commento qui sotto.

Gestire i dispositivi Logitech Unifying con Linux

Logitech produce una grande quantità di periferiche per PC, tra cui molti modelli di mouse e tastiere wireless. Da qualche anno, i principali dispositivi Wi-Fi di questa marca utilizzano la tecnologia Unifying. In pratica, sono dotati di un piccolo ricevitore USB che consente di collegare fino a 6 dispositivi diversi.

Recentemente ho comprato un mouse Logitech e qualche tempo dopo anche una tastiera della stessa marca per poter usare un solo connettore sul portatile. L’obiettivo era quello di risparmiare una porta USB, delle tre disponibili sul mio laptop. In particolare, utilizzo:

  • Logitech T620 (mouse)
  • Logitech K360 (tastiera)

Sembra quasi superfluo dirlo, ma purtroppo Logitech (come molti altri produttori) non fornisce il software di configurazione per Linux, anche se (lo scopro solo ora) c’è un’estensione per Chrome non ufficialmente supportata che dovrebbe funzionare. Non è proprio il massimo.

Per fortuna però il T620 è uno dei pochissimi mouse touch a funzionare perfettamente senza installare alcun programma di configurazione dei tocchi. Perlomeno, è l’unico che ho trovato in giro.

Il problema rimaneva quello di configurare i due dispositivi per usare un unico connettore. Ho impostato tutto in pochi click usando il software Solaar e il ricevitore fornito col mouse, ma un qualsiasi connettore Unifying sarebbe andato bene.

Installare Solaar

Il programma è costituito da due parti: lo strumento da terminale e una semplice interfaccia grafica. Per installarlo su Ubuntu basta cercare Solaar nel gestore software, oppure si può usare questo comando:

sudo apt install solaar

Per altre distribuzioni Linux è probabile che lo possiate trovare nei rispettivi gestori di pacchetti. In alternativa, il sito ufficiale fornisce il link a pacchetti per Gentoo, OpenSUSE e Arch più i sorgenti da compilare su qualsiasi distro.

Il programma partirà automaticamente dal vostro prossimo log in, ma per il primo avvio lo dovete eseguire manualmente dal menu delle applicazioni. Comparirà un’icona nel pannello degli indicatori, dalla quale potrete vedere il ricevitore e i dispositivi collegati.

Indicatore di Solaar
Indicatore di Solaar

Nella figura potete vedere che il mouse è già accoppiato e funzionante. Inoltre, si può aprire la finestra principale del programma cliccando sulla riga Unifying Receiver.

Finestra principale di Solaar con le informazioni sul ricevitore
Finestra principale di Solaar con le informazioni sul ricevitore

Configurare i dispositivi

Per accoppiare un nuovo dispositivo è sufficiente fare click su Pair new device e seguire le istruzioni a schermo. In pratica basta accendere il nuovo dispositivo quando appare la finestrella con la barra che ruota oppure (se acceso) spegnerlo e riaccenderlo.

Ricerca del dispositivo da accoppiare
Ricerca del dispositivo da accoppiare

Dispositivo rilevato da Solaar
Dispositivo rilevato da Solaar

Una volta terminata la ricerca, Solaar consente di avere alcune informazioni sul dispositivo collegato, tra cui la carica della batteria e l’eventuale cifratura del collegamento Wi-Fi con il computer. È ottimo per tenere tutto sotto controllo!

Informazioni sulla tastiera
Informazioni sulla tastiera

Il mio talk a ESC 2016 — Giovedì 01/09/2016, Forte Bazzera (VE)

Mi è stato proposto di partecipare all’ESC 2016 e di tenere un talk attinente al mio lavoro di tesi sul file system NTFS. ESC è un incontro di persone interessate al Software e Hardware Libero, all’Hacking, al DIY. Si tratta di un evento con contenuti in continua evoluzione, che vengono creati dai suoi partecipanti.

In particolare, ESC utilizza la formula del campeggio per riunire gli appassionati i quali poi possono assistere a talk e seminari, oltre a partecipare a laboratori vari e LAN party. I talk, caps e labs ufficiali saranno programmati da giovedì 1 a sabato 3 settembre, ma chi lo desidera può arrivare già mercoledì 31 e restare fino a domenica 4.

Il mio talk si svolgerà giovedì 1 settembre, di pomeriggio:

Giovedì 01/09/2016 — 15:00:00
Ricostruzione forense di NTFS con metadati parzialmente danneggiati
Andrea Lazzarotto (Lazza)
Forte Bazzera (VE)

A seguito terrò anche un laboratorio dove mostrerò l’utilizzo pratico di RecuperaBit, il mio software per la ricostruzione di NTFS.

L’ingresso è gratuito, e da quest’anno anche il campeggio. Tuttavia, c’è un limite al numero di partecipanti. È quindi necessario pre-registrarsi obbligatoriamente in maniera da rispettare il criterio “primo arrivato, primo servito”.

Potete trovare tutti i dettagli riguardo all’evento, compresa la lunga lista di interessantissimi talk e laboratori sul sito di ESC 2016. 🙂

Personalizzare i link condivisi su Facebook

Vi siete mai trovati a condividere un link su Facebook e voler cambiare un po’ la card di anteprima che viene mostrata assieme al post? Magari l’immagine potrebbe essere sostituita con una migliore, oppure Facebook non è riuscito a individuare correttamente il titolo della pagina e il risultato è venuto proprio male.

A me è successo parecchie volte e fino a ieri non sapevo come risolvere il problema. Finché si tratta di condividere un link su una pagina, Facebook consente di correggere titolo, descrizione e immagine. Ma se si prova a condividere un link sul proprio profilo allora non c’è un metodo del tutto esplicito per ritoccarne i dettagli.

Il link di condivisione e i parametri personalizzati

Leggendo un po’ in rete, si trovano informazioni sul cosiddetto sharer, ovvero un link che si può inserire nel proprio sito web creando un pulsante Condividi su Facebook. L’utilizzo base è molto semplice, va solo inserito l’URL:

https://www.facebook.com/sharer/sharer.php?u=http://lazza.me

Provate pure a cliccare il link e visualizzare la finestra di condivisione.

Tuttavia, qualche tempo fa si potevano inserire anche altri parametri personalizzati oltre a u, per cambiare alcuni aspetti dell’elemento condiviso:

  • p[title] → Titolo personalizzato
  • p[summary] → Descrizione personalizzata
  • p[images][0] → Immagine personalizzata

Per esempio, si poteva modificare l’esempio di prima per avere il titolo Prova e la descrizione Bella descrizione così:

https://www.facebook.com/sharer/sharer.php?u=http://lazza.me&p[title]=Prova&p[summary]=Bella+descrizione

L’articolo che ho linkato poco più su è stato pubblicato a luglio 2014 e il titolo La finestra di condivisione di Facebook non accetta più parametri personalizzati non prometteva nulla di buono.

Ho deciso di provare lo stesso a trovare una soluzione, tirando a indovinare i termini più probabili. Alla fine ho trovato dei nuovi parametri per sostituire quelli precedenti:

  • title → Titolo personalizzato
  • description → Descrizione personalizzata
  • picture → Immagine personalizzata

Il nostro esempio diventa quindi:

https://www.facebook.com/sharer/sharer.php?u=http://lazza.me&title=Prova&description=Bella+descrizione

Uno strumento per automatizzare tutto

Per dirla in modo garbato, costruirsi a mano i link in questo modo è un po’ uno stress, anche perché i parametri vanno codificati appropriatamente con il percent-encoding in quanto i caratteri speciali potrebbero causare problemi.

Ho creato un modulo facile facile che automatizza il tutto. Lo potete usare cliccando questo collegamento (potete anche trascinarlo nella barra dei segnalibri del vostro browser):

Share to Facebook with custom parameters

Per esempio, mettiamo il caso di voler condividere questo articolo di Ars Technica che parla della tecnologia Flatpak di Fedora e di come potrebbe diventare “concorrente” del formato Snap di Ubuntu. Il link condiviso normalmente su Facebook verrebbe così:

condivisione_fb_prima
Link condiviso senza modificare i dati

Per quanto io adori XKCD, non credo che quell’immagine sia proprio il massimo, e la vorrei rimpiazzare con questo bel logo di Flatpak trovato su Fedora Magazine. Già che ci sono, potrei volere correggere alcune maiuscole nel titolo e infine usare la prima frase dell’articolo come descrizione.

Devo solo inserire le informazioni nel modulo:

condivisione_fb_personalizzata
Utilizzo del modulo per creare un link personalizzato

Il risultato finale sarà esattamente come desiderato:

condivisione_fb_dopo
Link condiviso dopo aver modificato i dati

Ovviamente il modulo si può usare anche per fare qualche piccolo scherzo innocente, per esempio condividere un articolo dal sito ufficiale di Microsoft e cambiare il titolo in Linux è mille volte meglio di Windows, tanto lo sappiamo pure noi. Provare per credere. 😛