Installare ed utilizzare i font Latin Modern su LyX

LyX è una applicazione con interfaccia grafica per la redazione di documenti. Utilizza un proprio formato di file, ma è essenzialmente basato sul motore LaTeX e dipende da esso per funzionare.

Tale tecnologia, oltre ad essere software libero, è anche lo standard utilizzato per le pubblicazioni matematiche e più in generale scientifiche. In occasione del Linux Day 2013, noi del GrappaLUG abbiamo anche realizzato un intervento per imparare ad usarlo. Potete vedere il video del talk cliccando qui.

Il successo e la versatilità di questo vero e proprio linguaggio di programmazione per documenti non deriva solo dal fatto che sia facile scrivere le formule matematiche, bensì dalle numerose funzioni avanzate come la gestione automatica delle figure e della bibliografia, la sillabazione e in generale perché la resa grafica è semplicemente stupenda.

LyX “nasconde” la difficoltà di imparare il linguaggio vero e proprio, e consente di scrivere documenti LaTeX con un editor visuale, il documento finale può essere prodotto con un click. Ecco una pagina di esempio che ho scritto usando LyX, con la classe documento article (AMS):

Aspetto del PDF prodotto da LyX
Aspetto del PDF prodotto da LyX

Come potete vedere la qualità del risultato è già apprezzabile. Lasciate perdere che nel testo io abbia commesso un paio di errori di ortografia e abbia scritto “carattere senza grazie” invece di “carattere con grazie”, lo scopo era riempire la pagina. 😀

Dalla figura potete notare che di default il font utilizzato somiglia un po’ ad alcuni caratteri famosi, come ad esempio il Times o il Georgia. In realtà il font che vedete si chiama Computer Modern ed è lo standard predefinito. Di per sé questo carattere è leggibile, tuttavia si presenta un problema con i documenti prodotti da LyX (e spesso anche usando direttamente LaTeX): i font utilizzati sono bitmap.

Che significa? In sostanza i caratteri non sono vere e proprie forme geometriche come capita di solito, bensì immagini molto grandi. Cosa succede quando il documento viene zoomato esageratamente? La figura seguente illustra l’effetto sui font bitmap e su quelli vettoriali (vale a dire geometrici).

Differenza tra i font bitmap e quelli vettoriali
Differenza tra i font bitmap e quelli vettoriali

L’aspetto “brutto” in realtà non si presenta soltanto zoomando intensamente, bensì anche nella chiarezza del testo nei visualizzatori PDF. Se si usano font bitmap il carattere sembra un po’ spigoloso anche dove dovrebbe essere liscio.

In linea teorica sarebbe possibile installare una versione “migliorata” di Computer Modern, su Ubuntu e distribuzioni simili il pacchetto si chiama cm-super. Tuttavia, questa soluzione è sconsigliata, e viene suggerito invece di usare il nuovo carattere Latin Modern, che è un Computer Modern completamente ridisegnato in vettoriale e arricchito di nuovi simboli. Su Ubuntu si può installare con il comando:

sudo apt-get install lmodern

Occupano anche meno spazio su disco rispetto ai cm-super. 😉 Vi consiglio di impostarli come caratteri dell’anteprima di LyX, andando su Strumenti » Preferenze » Caratteri schermo e attivando rispettivamente Latin Modern Roman, Latin Modern Sans e Latin Modern Mono.

Una volta fatto ciò, è necessario indicare a LyX di usare questo carattere anche nel documento finale. Per farlo, dovrete andare su Documento » Impostazioni » Preambolo di LaTeX. Io vi consiglio di inserire il seguente contenuto:

\usepackage{lmodern}
\usepackage{microtype}
\frenchspacing

Il primo comando importa il pacchetto del carattere Latin Modern, sistemando il problema dei font. Il secondo invece usa un altro modulo, chiamato microtype. Su Ubuntu si trova nel pacchetto texlive-latex-recommended. Esso non è legato ai caratteri vettoriali, tuttavia lo trovo veramente ottimo in quanto realizza delle micro-ottimizzazioni per migliorare l’aspetto della pagina ancora di più, per esempio uniformando il livello di “nero” sul foglio.

Lo fa riducendo le parole che devono essere spezzate andando a capo e facendo “sforare” di poco le virgole e gli altri segni di punteggiatura dal margine della pagina. Questo paradossalmente lo fa sembrare più dritto. 🙂

L’ultima riga infine attiva la cosiddetta “spaziatura francese”, cioè quella normale se scrivete in italiano. Normalmente in America è consuetudine scrivere uno spazio più lungo al termine di ogni frase. Per avere uno spazio uguale a quello tra le singole parole, dovete attivare la spaziatura francese. Ho usato questo parametro anche nella prima immagine.

Nella finestra di LyX potete applicare le modifiche al singolo documento attivo, oppure anche impostare tale preambolo come predefinito per tutti i documenti futuri. Io la trovo una funzione molto comoda. Ecco lo stesso documento di prima, con il nuovo preambolo:

Aspetto del PDF con le nuove impostazioni
Aspetto del PDF con le nuove impostazioni

Potete vedere che il lettore PDF visualizza molto meglio le lettere, in quanto sono vettoriali. La nitidezza si apprezza anche zoomando la pagina. Oltre ai caratteri migliori, si notano anche le piccole ottimizzazioni messe in atto da microtype, che si evidenziano ancor meglio nella seguente rappresentazione:

Differenza tra i due PDF, in azzurro la versione originale
Differenza tra i due PDF, in azzurro la versione originale

Per concludere, l’utilizzo di Latin Modern e di microtype migliora ancora di più la già alta qualità dell’output prodotto da LyX. Non solo, l’ultimo importante vantaggio è che il testo del PDF risulterà correttamente copiabile e ricercabile, al contrario di quanto accade con i font bitmap! 😉

Nuova veste grafica per DuckDuckGo, il motore di ricerca più versatile del mondo

Pochi giorni fa è stata pubblicata ufficialmente la nuova versione di DuckDuckGo, un motore di ricerca meno conosciuto di altri giganti come Google e Yahoo!, ma che merita decisamente la vostra considerazione. Vediamo perché.

duckduckgo
Design moderno e minimale

Uso DuckDuckGo come motore di ricerca principale da più di un anno e mezzo e da allora non ho più avuto dubbi sulla scelta. Questo anche perché, come vi spiegherò, non vi obbliga a rinunciare a Google o altri strumenti simili.

Caratteristiche e novità

DuckDuckGo utilizza il proprio algoritmo di ricerca per fornire i risultati. Funziona bene in molti casi, anche se in alcune circostanze i risultati non sono del tutto all’altezza. In particolare, la configurazione predefinita tende a preferire i risultati da siti in lingua inglese.

Questo è un problema facilmente risolvibile: basta un click nelle preferenze per passare da nessuna regione a Italia e quindi scegliere l’area geografica desiderata.

L’interfaccia si presenta molto pulita anche nei risultati di ricerca, inoltre la presenza della pubblicità è assolutamente poco invasiva (quasi non si nota) e ce n’è meno di quella che si può trovare ad esempio su Google.

L’ultimo aggiornamento ha introdotto la ricerca di immagini e video, questi ultimi sono anche visualizzabili direttamente usando la funzione embed di Youtube. Immagino che qualcuno stia pensando:

Ma come? Finora non era possibile cercare immagini o video?

Non è del tutto esatto, con un semplice “trucco” (in realtà un’altra funzione di questo motore di ricerca) era possibile farlo anche prima. Ci arrivo tra poco. Altre novità interessanti includono l’introduzione di mappe, significati alternativi e ricette, a seconda della ricerca effettuata.

Perché è diverso dagli altri

Comincerò l’elenco delle differenze rispetto a Google, Yahoo! e altri da una caratteristica intrinseca: DuckDuckGo non vi traccia. Proprio così: è stato costruito per non registrare le attività di un utente.

Né DuckDuckGo, né i siti che visitate, associano la vostra persona ai termini che cercate. Non esiste una cronologia storica delle ricerche che avete effettuato in settimane o mesi al fine di mostrarvi pubblicità più interessanti. Non viene verificato quali sono i risultati su cui effettivamente fate click oppure no. Nulla di tutto questo.

Anzi, gli autori stessi di DuckDuckGo gestiscono un sito web dove spiegano come aumentare la privacy del proprio browser verificandone alcune impostazioni.

Un altro punto di forza molto interessante è che DuckDuckGo è veloce. Questo non solo in termini di rapidità della ricerca, che ormai si ritrova in tutti i motori famosi, bensì anche nella possibilità di avere una risposta immediata.

Vediamo un esempio semplice: supponiamo di voler verificare qual è l’indirizzo IP della nostra connessione ad Internet. Ci sono numerosi siti che consentono di farlo, quindi possiamo scrivere la seguente query in un motore di ricerca:

my IP address

Google vi restituisce una lista di siti web che consentono di ottenere questo dato. Anche DuckDuckGo lo fa, con la differenza che in cima alla pagina, in un riquadro grigio, inserisce la cosiddetta “risposta istantanea”:

Esempio di risposta istantanea
Esempio di risposta istantanea

Bene, ora so che il mio IP è quello riportato nel riquadro e posso conoscere anche la città da cui “esce” il mio collegamento ad Internet.

Esistono risposte istantanee per più o meno qualsiasi cosa e molti esempi sono riportati nella pagina descrittiva. Avete presente quando su Google scrivete 2+2 e vi restituisce in risposta 4? Ecco, è la stessa cosa però con uno spettro estremamente più ampio di possibilità che spazia dai quesiti matematici, all’informatica, alla geografia, eccetera, grazie all’integrazione con altri siti come ad esempio WolframAlpha.

Personalmente mi è capitato numerose volte di utilizzare questa funzione, ad esempio cercando informazioni legate alla programmazione o ad altri campi dell’informatica. Spesso non ho dovuto neppure cliccare il primo risultato, essendo sufficiente leggere le poche righe scritte nel riquadro grigio. 🙂

L’ultima funzionalità di cui vi voglio parlare è quella che rende DuckDuckGo un concentrato di tutti i motori di ricerca. Esiste infatti la possibilità di aggiungere una breve parola o sigla in mezzo ai termini ricercati, tra le tante disponibili chiamate !bang.

Bang in inglese è uno dei nomi per il punto esclamativo, ma è anche il suono di uno sparo. Infatti l’uso di queste scorciatoie permette di saltare in un lampo ai risultati di un altro motore di ricerca.

Per esempio: volete cercare Linux su Google? Non aprite una nuova scheda solo per visitare la home page del motore di ricerca di Mountain View, semplicemente scrivete su DuckDuckGo:

Linux !g

Ci penserà quest’ultimo a rimandarvi alla pagina dei risultati su Google, usando la versione Google encrypted che aumenta un pochino la privacy della vostra ricerca. Altri esempi:

  • !a — Amazon
  • !yt — Youtube
  • !w — Wikipedia
  • !vimeo, !evernote — si descrivono da soli

Ce ne sono più di un centinaio, potete trovarne una lista completa cliccando qui. L’utilizzo dei !bang diventa in breve tempo parte integrante dell’uso di DuckDuckGo e penso che dopo un po’ non si possa fare a meno della loro comodità.

Conclusione

Cambiare motore di ricerca per alcuni può non essere una scelta banale, e a volte richiede di superare un periodo di “smarrimento” iniziale. Tuttavia, DuckDuckGo secondo me merita sicuramente di essere provato per più di una manciata di minuti, e il fatto che permetta all’occasione di rimandare la ricerca su altri motori più familiari è un vantaggio che ne facilita l’adozione.

Nouveau e i freeze di Xubuntu 14.04

Di recente ho avuto problemi con due differenti PC aventi entrambi Xubuntu e una scheda Nvidia. Il primo è il mio PC fisso di casa, ormai con qualche annetto, e recentemente è stato aggiornato a Xubuntu 14.04. Va perfettamente, alla faccia dell’obsoleto Windows XP con cui era nato. L’altro è un PC di GrappaLUG, sempre con Xubuntu peraltro reinstallato di recente.

I due hanno manifestato dei fenomeni comuni, come ad esempio:

  • blocco “casuale” del sistema
  • schermata nera al posto del salvaschermo (xscreensaver), da cui non si riesce a uscire
  • a volte neppure la linea di comando va e il sistema è in stallo totale

Entrambi i PC erano configurati con il driver libero Nouveau (che fino alla 13.10 funzionava benissimo) e soffrivano molto meno dei problemi se avviati col parametro nomodeset al boot. Peccato però che tale parametro riduca di gran lunga le risoluzioni disponibili. 😛

Gestione dei driver video su Xubuntu 14.04
Gestione dei driver video su Xubuntu 14.04

Alla fine ho dovuto cedere al fatto che usando il driver proprietario Nvidia il mio PC di casa ha ripreso a funzionare senza problemi. L’unica pecca è che la schermata di avvio col logo colorato viene rimpiazzata da una schermata nera con il logo testuale, di pessimo gusto. 😀

L’altro PC purtroppo non ho ancora potuto sistemarlo, ma dati i sintomi direi che la soluzione sarà analoga. 😉

Anche a voi sono capitati problemi con l’ultima Xubuntu e le schede Nvidia? O magari su altre distribuzioni? Fatemi sapere!

ShareLaTeX è diventato open source

LaTeX è una tecnologia libera e open source che consente di creare pubblicazioni di qualità professionale a qualsiasi livello, dai CV ai libri, passando per le tesi di laurea e le pubblicazioni scientifiche. In particolare, la stragrande maggioranza — probabilmente più del 90% — dei libri universitari di matematica e informatica vengono scritti usando questa tecnologia, che non ha eguali nel software commerciale, e permette di inserire formule matematiche in modo facile.

Trattandosi di un vero e proprio linguaggio di markup, che viene poi “compilato” per generare un documento finito (ad esempio un PDF), può risultare difficile ai principianti. Per questo esistono ottimi progetti come LyX, che permettono di usare un editor WYSIWYM (What you see is what you mean — quello che vedi è quello che intendi). Io personalmente ho usato quest’ultimo per la mia tesi di laurea, e il risultato è stato molto soddisfacente.

Per chi lavora in gruppo, è fondamentale riuscire a collaborare sullo stesso documento, anche contemporaneamente. Questo è il motivo per cui sono nati progetti come ShareLaTeX, che permettono di lavorare con lo stile a cui ci hanno abituato suite quali Google Documenti e simili: più persone scrivono insieme e l’anteprima del documento viene mostrata istantaneamente, tutto quanto dentro al browser.

Interfaccia di ShareLaTeX
Interfaccia di ShareLaTeX

Nella figura potete vedere un esempio di relazione di gruppo a cui ho lavorato quando studiavo al DTU. È notizia di circa un mese fa che tutta la parte principale dell’applicazione web è diventata open source, con un annuncio inviato via email a tutti gli iscritti:

We’re starting by open-sourcing the core parts of ShareLaTeX, including the editor, the project and document storage systems, and the backend LaTeX compiler that we use. This is only the beginning of our open-source journey though, and we will be open sourcing much more soon.

Ciò implica la possibilità per tutti quanti di poter leggere e scaricare il codice per conoscere, imparare, e perché no anche installarlo sul proprio server personale. 🙂 Molto interessanti sono anche le motivazioni:

As a small team, we’re constantly receiving feature requests that we’d love to implement but don’t have the time. We’ve also had a lot of offers from willing volunteers who we’ve had to turn away because we didn’t have a framework for people to contribute. We hope that by open-sourcing ShareLaTeX we can empower our brilliant community to help improve ShareLaTeX in the ways that you want, without having to wait for the two of us to work down our todo list.

A lot of people have asked to host ShareLaTeX internally due to company guidelines or data privacy concerns. We don’t have the resources to support licensed installs at the moment, but we also hate having to say no. With an open-source version of ShareLaTeX, now anyone who wants to run it locally can.

Il codice è disponibile su GitHub.

Come sempre, abbiamo un ulteriore esempio di come l’apertura del codice permetta possibilità impensabili con software proprietario. Complimenti pertanto al team di ShareLaTeX!

Vi segnalo inoltre un’interessante prodotto simile, sempre disponibile come applicazione web, ovvero writeLaTeX, ho utilizzato con soddisfazione anche questo. Voi come utilizzate gli editor collaborativi online? Che ne pensate della possibilità di lavorare in gruppo con LaTeX? 😉

Script per Rai Replay 8.0: breve lista dei cambiamenti

Oggi ho rilasciato la versione 8.0 del mio script che permette di guardare i video della Rai (e scaricarli) anche con Linux. Ci sono stati diversi cambiamenti, molto “sotto al cofano”, ma in breve si possono riassumere nelle seguenti novità:

  • La gestione di Rai Replay è stata completamente ripensata. Ora c’è una componente lato server (su video.lazza.dk) che lavora costantemente per scovare gli URL dei video e mantenerne una cache. Questo si traduce in una maggiore velocità e si evitano i blocchi sui video per tablet.
  • Se siete all’estero potete vedere lo stesso l’indirizzo del video, perché il mio server usa IP italiani quando necessario. Tuttavia potreste non essere in grado di salvarli (compare un messaggio di avvertimento).
  • Ora il player usa HTML5 ogni qualvolta ciò sia possibile, quindi in genere basta un browser aggiornato senza plug-in esterni.
  • I video sui sottodomini tipo raistoria.rai.it non hanno più la linea di comando di rtmpdump, bensì un link diretto al video in MP4, grazie alla segnalazione di un mio lettore.

Come sempre, reinstallate lo script (linkato nella prima frase di questo post) oppure attendete l’aggiornamento automatico. Buona visione.

Scaricare i contenuti audio e video presenti nelle pagine web — Guida completa

Premessa: ho impiegato mesi per lavorare a questo articolo, rivedendo in continuazione le idee di cui parlare e valutando come dare i consigli nel modo migliore possibile. Questo post racchiude quindi numerose informazioni e potrebbe richiedere più di una lettura per assimilarle tutte.

Ormai 6 anni fa avevo scritto un articolo che continua ad essere tra i più visitati del blog, dedicato a salvare i video incorporati nei siti web in cui ci imbattiamo navigando in rete. Non era una guida dedicata ad atti deplorevoli di pirateria cinematografica (non insegna a scaricare film da reti P2P) bensì era rivolta proprio ai video che sono “dentro” le pagine. Un esempio banale di sito con video può essere Youtube, ma in realtà ce ne sono moltissimi che per un motivo o per l’altro offrono dei filmati (ad esempio siti di news, recensioni di hardware, eccetera) ed essi sono inseriti nei formati e nei modi più disparati.

Al tempo avevo dedicato quasi tutta la guida all’uso di Unplug, un’estensione per Firefox che era tra le migliori per questo tipo di compito. In seguito è stata sorpassata da altri strumenti, per poi migliorare di nuovo nell’ultimo periodo. Lo scopo di questo mio nuovo articolo vuole essere più ad ampio raggio: vorrei cercare di spiegare quale approccio usare quando ci si trova di fronte a un sito con video: a partire da come riconoscere la tecnologia utilizzata, fino al salvataggio vero e proprio del contenuto multimediale. Accennerò anche qualcosa riguardo alla conversione.

Devo precisare subito che per quanto cercherò di essere chiaro e spiegare le cose in modo semplice, inevitabilmente alcuni dei concetti qui spiegati potrebbero non essere banali. In alcune circostanze sarà necessario “esplorare” del codice HTML, XML o Javascript (non è comunque necessario conoscere questi linguaggi). Inoltre dovrebbe essere chiara la differenza tra un file e uno stream. Oltre a questo va aggiunto che nell’articolo mi concentrerò sui video, ma i concetti sono tali e quali anche per delle eventuali tracce audio ascoltabili online.

Continua a leggere “Scaricare i contenuti audio e video presenti nelle pagine web — Guida completa”

Aggiungere rapidamente software a una distribuzione live sfruttando i pacchetti Slackware

Ultimamente mi capita con una certa frequenza di utilizzare delle distribuzioni live, in particolare quelle dedicate al recupero dati. Possiedo una chiavetta che ho creato appositamente, contenente una decina di dischi di ripristino e distribuzioni dedicate, chiamata Lemur Toolkit.

Nota: so di avervi promesso il tutorial su come crearla, però poi ci sono stati in mezzo l’Erasmus e altri impegni… prima o poi arriverà!

Tra i suddetti dischi ce ne sono due in particolare che prediligo: Parted Magic e RIPLinux. Entrambe le distribuzioni, come capita spesso, sono leggere e oltre a contenere moltissimi strumenti specifici, contengono poche altre applicazioni essenziali.

Inoltre, può succedere che non contengano le ultime versioni dei software: nel mio caso, per esempio, uso una versione di Parted Magic rilasciata nel 2012 e RIPLinux non viene più mantenuta dallo stesso anno.

Per questi motivi, torna molto utile poter installare applicazioni mancanti o che richiedono un aggiornamento mentre si sta usando la sessione live. Ho cercato un modo di poterlo fare in modo veloce e facilmente replicabile, possibilmente senza repository.

È stato a questo punto che ho scoperto la semplicità dei pacchetti Slackware: sono infatti poco più che “semplici” archivi tar compressi con xz, con aggiunto un piccolo script che svolge l’essenziale per completarne l’installazione. Tendenzialmente sembrano avere poche dipendenze e sui sistemi Slackware si installano con un semplice strumento chiamato installpkg.

Ho creato uno script per usarli anche su altre distribuzioni (RIPLinux, al contrario di Parted Magic, non è basata su Slackware) e devo dire che funziona bene: è una soluzione “sporca” ma veloce che decomprime il pacchetto direttamente nella directory radice del sistema, e se non ci sono librerie mancanti il software si avvia senza problemi! 🙂

Lo script è il seguente:

PKG="$1"
TEMP="`mktemp -d`"

echo "Estraggo i file"
cp "$PKG" $TEMP
cd $TEMP || exit 1
unxz "$PKG"
TARFILE="`ls *.tar`"
cd /
tar -xvf "$TEMP/$TARFILE"
echo "File estratti"
bash "/install/doinst.sh"
rm -rf /install/
rm -rf "$TEMP"
echo "Installazione completata"

Io personalmente lo tengo salvato come myinstall.sh in un disco esterno (o una chiavetta) assieme ad alcuni pacchetti che possono tornare utili. Si può quindi richiamare lo script col comando:

./myinstall.sh [nomepacchetto]

Ricordatevi che è fondamentale eseguirlo come utente root e dovete spostarvi nella directory giusta prima di lanciare il comando.

Ho fatto una prova con RIPLinux, che contiene una versione vecchia di Firefox e un solo font (per di più a larghezza fissa), con un’interfaccia di default del genere:

Navigazione internet con l'interfaccia predefinita di RIPLinux
Navigazione internet con l’interfaccia predefinita di RIPLinux

Ho deciso di installare un paio di pacchetti con dei font di base e una versione non troppo recente, ma comunque moderna, di Google Chrome, assieme al plugin di Flash Player:

L’ultimo pacchetto l’ho usato in quanto la versione di Flash interna a Chrome crasha su alcuni siti, quindi l’ho disattivata da about:plugins, lasciando attiva solo l’altra (NPAPI). Ho anche modificato il file /root/.gtkrc-2.0 cambiando il font: gtk-font-name="Liberation Sans 10". Il browser va lanciato da terminale specificando una cartella del profilo, per esempio col comando google-chrome --user-data-dir=/tmp/chrome.

Il tutto risulta in una navigazione più piacevole:

RIPLinux con Google Chrome e dei font aggiuntivi
RIPLinux con Google Chrome e dei font aggiuntivi

Naturalmente questi sono solo degli esempi, potete scegliere di installare i pacchetti più adatti alle vostre esigenze sulla distribuzione live che state utilizzando, per esempio su Parted Magic si può installare Firefox 25 usando questo pacchetto.

In sintesi, i pacchetti Slackware e il piccolo script che ho postato vi permettono di installare velocemente dei software salvati su una chiavetta o scaricati al momento, che spesso funzionano senza problemi di dipendenze, e questo si può fare su moltissime distribuzioni!

Ex script per scaricare da La7.tv diventa script per La7.it

Mi avete scritto in tanti per segnalarmi che lo script che avevo messo a punto per il vecchio sito La7.tv non era più utilizzabile per il nuovo portare La7.it. In effetti l’emittente non ha semplicemente modificato il proprio sito, l’ha totalmente rimpiazzato con uno nuovo.

Venerdì ho finito gli esami, perciò oggi ho potuto dare un’occhiata. Non ero molto fiducioso in quanto utilizzano player in Flash con tecnologia HTTP dynamic streaming, i video vengono frammentati in piccoli pezzetti e l’accesso al file che li descrive richiede pure una piccola chiave crittografica (tecnicamente un HMAC).

Stavo tentando di raccapezzarmi in tutta questa confusione quando mi sono reso conto che La7 mantiene anche una copia del video in formato MP4, ed è pure estremamente semplice da trovare. 😀 Per farvi un paragone, il mio vecchio script era formato da 59 righe di codice, di cui una quindicina puramente “estetiche”. La versione 2.0 è formata da 27 righe di codice, delle quali 16 dedicate all’aspetto del pulsante finale. 😀

Eccovi un paio di esempi dal nuovo sito di La7:

Una puntata "standard"
Una puntata “standard”

Puntata "piccola" in una pagina con formato diverso
Puntata “piccola” in una pagina con formato diverso

Per poter utilizzare la versione 2.0 dello script potete attendere l’aggiornamento automatico che dovreste ricevere a breve, oppure reinstallare manualmente lo script. Se volete installare lo script vi rimando alle istruzioni del mio precedente articolo che provvederò ad aggiornare a momenti.

Come sempre, buona visione! 😉

La mia tesi di laurea — Un nuovo algoritmo per il mining dei condensed colocation pattern

A novembre mi sono ufficialmente laureato in informatica e ho deciso di pubblicare su Scribd la mia tesi, nel caso qualcuno fosse interessato a consultarla. Il testo del documento è sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike e il documento lo potete trovare anche nella mia pagina di presentazione. 🙂

L’abstract è il seguente:

Clicca qui per mostrare contenuto da Scribd.
(leggi la privacy policy del servizio)

Un nuovo algoritmo per il mining dei condensed colocation pattern