Recensione di BytePac, il case SATA ecologico

Circa tre settimane fa sono stato contattato dalla divisione tedesca di CONVAR, un’azienda che si occupa di soluzioni professionali di Data Recovery. Mi hanno scritto per propormi una recensione del loro nuovo prodotto, chiamato BytePac. Non mi capita spesso di fare recensioni di prodotti, ma avendone letto le caratteristiche e visto un video del suo utilizzo, mi ha colpito particolarmente ed ho deciso di accettare facendone una prova imparziale e critica.

Oltretutto, con GrappaLUG spesso e volentieri ci troviamo a lavorare per il recupero e la reinstallazione di PC più o meno vecchi. Per questo utilizziamo frequentemente dei cavi di collegamento da IDE/SATA a USB prodotti perlopiù in Cina (almeno quello che possiedo io). Avere la possibilità di riceverne uno tedesco e valutarne la qualità mi è sembrato parecchio interessante.

Cos’è BytePac?

A una prima impressione si potrebbe dire che “BytePac è un case per hard disk SATA”: fin qui non sembra nulla di entusiasmante né innovativo. Basta però dire che è fatto totalmente in cartone e già la cosa si fa interessante! Infatti è un prodotto unico nel suo genere, viene spedito imballato in una scatola che è essa stessa parte del kit e può essere utilizzata per archiviare fino a 3 dischi.

La scatola del BytePac kit

La confezione contiene tre BytePac in cartone e l’insieme dei cavi di collegamento (quindi si può usare un’unità alla volta, il che è perfettamente ragionevole).

Nel video ufficiale di presentazione del prodotto lo potete vedere direttamente in azione:

Clicca qui per mostrare contenuto da YouTube.
(leggi la privacy policy del servizio)

Come si può notare il kit è estremamente semplice e veloce da utilizzare. Inoltre contiene ciò che serve, senza inutili fronzoli che si trovano solitamente nei vari tipi di case per hard disk.

Differenze rispetto a prodotti simili

Non avrei scritto questo post se non avessi notato qualche differenza rispetto ad altri prodotti dello stesso tipo (sarebbe stato inutile annoiarvi con cose già viste). Però secondo me le differenze ci sono e sul sito ufficiale potete trovare un decalogo dettagliato dei vantaggi di BytePac. Io vorrei soffermarmi solo su quelli che personalmente trovo più interessanti:

  • Rispetta l’ambiente A questo tengo decisamente molto: raramente si può dire che un prodotto informatico sia costruito in modo sostenibile ed ecologico. Come vi dicevo, BytePac è totalmente di carta (a parte il cavo, è ovvio) e perciò del tutto riciclabile: è il motivo principale per cui ho deciso di provarlo e per il quale lo trovo assolutamente interessante.
  • È etichettabile e personalizzabile L’aspetto di cartone “grezzo” non gli dà soltanto un look inconfondibile, ma permette anche di etichettarlo in modo molto pratico. Si può anche ordinare una custodia BytePac completamente personalizzata.
  • Viene prodotto con una politica equa e solidale CONVAR si impegna ad evitare la concorrenza sleale e pagare un prezzo onesto ai suoi collaboratori. Citando direttamente dal sito, leggiamo che vengono coinvolte anche istituzioni sociali: “BytePac viene prodotto a Pirmasens, in collaborazione con la fondazione Heinrich Kimmle”.

Forse ho un po’ divagato, però mi sembravano gli aspetti più importanti. Dal punto di vista tecnico comunque si può dire che la “struttura” in carta è stata davvero ben pensata, fornendo un’ottima areazione al disco e allo stesso tempo un collegamento con cavi di ottima qualità. Il fatto di usare un adattatore intermedio consente di cambiare tipo di connessione in futuro (ad esempio da USB2 a USB3 oppure Thunderbolt) assicurando di poter sempre accedere ai dati.

Aspetti da migliorare

Come tutte le cose, anche BytePac ha alcuni lati negativi. Vi elenco le mie impressioni in merito:

  • Il prezzo è lievemente alto Se verificate la disponibilità presso i rivenditori autorizzati, come ad esempio Amazon Italia, vedrete che il kit costa €39,95. In effetti può sembrare esagerato per dei “pezzi di cartone” con un semplice insieme di cavi. La mia idea è che la critica è in parte fondata, il prezzo potrebbe essere abbassato. Tuttavia bisogna anche tenere in considerazione l’ottima qualità del collegamento e la produzione di tipo sostenibile. Spero (e credo) comunque che col tempo il prezzo si abbasserà un po’, come succede sempre nel settore tecnologico.
  • Manca il supporto IDE Certo, alcuni potranno dire che ormai l’IDE non lo usa più nessuno. Però questa è una carenza che altri tipi di cavi non hanno, perciò va sottolineata. Inoltre personalmente mi capita di avere ancora a che fare con dischi IDE per i motivi che ho illustrato all’inizio dell’articolo. Mi è stato però comunicato che è disponibile all’acquisto un adattatore IDE a parte.
  • L’involucro esterno è un po’ scomodo Nulla di particolarmente grave, ma la “fascia” che avvolge il BytePac vero e proprio è faticosa da sfilare e a volte c’è la paura di romperla.

Conclusioni e foto

Secondo me BytePac è davvero un prodotto interessante, sotto punti di vista che non riguardano solamente l’ambito informatico. Penso che alla fine gli aspetti migliorabili non ne pregiudichino affatto la qualità complessiva. Voi che ne dite?

Qui in fondo metto la galleria completa delle foto che ho fatto durante il test, così potete vedere bene come è fatto e come funziona.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *